Un attacco di panico è un’esperienza improvvisa di intenso disagio caratterizzata da sintomi fisici e/o psichici. La durata temprale varia da pochi minuti ad un’ora circa. Sono presenti almeno quattro di questi sintomi: dolore o fastidio al petto; vertigini; svenimento; sensazione di soffocamento; vampate o brividi; nausea o dolori addominali; intorpidimento o sensazioni di formicolio; palpitazioni o aumento della frequenza cardiaca; tremore o scosse; paura di morire, di impazzire o di perdere il controllo; sensazione di distacco dalla realtà (derealizzazione) o da sé stessi (depersonalizzazione).
Gli attacchi di panico possono essere manifestazioni di problematiche cliniche specifiche, come ad esempio quando sono causati da una fobia. In altri casi l’insorgere dell’attacco è inaspettato e privo di uno stimolo scatenante apparente. Un singolo attacco di panico può risolversi spontaneamente e non avere seguito, oppure può evolvere in disturbo di panico.
Il disturbo di panico è inserito nel DSM-5 nella categoria dei disturbi d’ansia ed è caratterizzato dalla presenza di ricorrenti attacchi di panico inaspettati e privi di stimoli scatenanti apparenti. L’attacco di panico può manifestarsi anche in momenti di rilassamento o durante il sonno. Di solito il primo attacco si verifica durante un momento della vita particolarmente stressante. La maggior parte delle persone sviluppa il timore costante di avere ulteriori attacchi e tenta di prevenirli. L’ansia anticipatoria porta a modificare i comportamenti per evitare le situazioni che in precedenza hanno scatenato l’attacco o sono state associate ad esso. Il disturbo di panico causa una riduzione significativa della qualità di vita che può avere ricadute in vari ambiti, ad esempio la socializzazione, le relazioni e la sfera lavorativa.
Le cause degli attacchi di panico dipendono dall’interazione tra fattori biologici, psicologici relazionali e sociali. Per questo motivo il disturbo ha elementi comuni ma il suo sviluppo è soggettivo e diverso per ogni persona. Nella genesi dell’attacco di panico sono coinvolte alcune aree cerebrali da cui dipende la regolazione emotiva, che attivano segnali di allerta eccessiva di fronte a stimoli interni o esterni percepiti come pericolosi. Situazioni di vita associate alla manifestazione del disturbo di panico sono lutti, perdite, malattie, cambiamenti nella vita privata o nel proprio ruolo sociale o lavorativo, situazioni relazionali conflittuali, risposo ridotto e lavoro eccessivo.
Nella storia recente o passata delle persone che hanno un disturbo di panico hanno rilevanza le esperienze di perdita. Queste perdite possono riguardare l’ambito affettivo, come lutti o separazioni, oppure quello più identitario, ad esempio nel caso di cambiamenti del precedente stile di vita, del proprio ruolo sociale o lavorativo, dell’immagine che si ha di se stessi. Un aspetto importante associato al panico è la difficoltà a riconoscere e mettere in parole i propri stati interni e ad autodeterminarsi. Le persone con disturbo di panico tendono a basarsi su riferimenti e aspettative esterni piuttosto che su di sé, faticano a percepirsi, a conoscere i propri bisogni e a prendere contatto con ciò che provano. Alcune dinamiche infantili inconsce connesse al disturbo di panico riguardano difficoltà a crearsi uno spazio interno separato dalle aspettative, anche implicite, delle figure genitoriali. Questi aspetti sono associati all’angoscia di non avere padronanza di sé o di perdere il controllo e alla difficoltà a regolare le proprie emozioni. Il sintomo può esprimere dunque la necessità della persona di ascoltarsi, di riconoscere aspetti di sé e di legittimarsi una propria autonomia interiore.
Il disturbo di panico può avere notevoli miglioramenti con la psicoterapia, e gli approcci psicodinamici sono un valido metodo di intervento per questo tipo di problematica. La psicoterapia psicoanalitica relazionale lavora sul significato che l’attacco di panico ha per la persona ed interviene sul malessere più profondo che il sintomo esprime. Si esplora la storia personale partendo dal momento di insorgenza del disturbo, si analizzano gli eventi vissuti, le caratteristiche della personalità, le relazioni presenti e passate e i fattori che possono aver contribuito allo sviluppo della problematica. L’intervento terapeutico agisce sul presente ma consente anche di comprendere come le esperienze infantili influenzano le reazioni attuali. La psicoterapia aiuta a crearsi uno spazio interno in cui è possibile migliorare la padronanza di se stessi e delle proprie reazioni, imparare a conoscersi, accogliere e comunicare le proprie emozioni, acquisire fiducia nelle proprie risorse interne.
Dott.ssa Francesca Callegher
Psicologa Psicoterapeuta a Pavia (PV)