Secondo il DSM - 5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali - APA 2013) il Disturbo dell’Adattamento è una condizione clinica in cui si verificano sintomi comportamentali e/o emotivi in risposta a uno o più eventi stressanti identificabili.
La persona non riesce a adattarsi ad una specifica situazione di vita, reagisce con profondo disagio e sviluppa sintomi psicologici. I sintomi si manifestano generalmente entro 3 mesi dal verificarsi del fattore stressante.
Possono emergere angoscia, preoccupazioni eccessive, insonnia, problemi di concentrazione, umore depresso, ansia, irritabilità.
Provare emozioni negative quando si affrontano eventi di vita difficili o cambiamenti è normale e rientra nel funzionamento sano. Le emozioni sono utili strumenti di cui siamo dotati per regolarci. Ansia e paura sono reazioni comuni in condizione di stress. È possibile sperimentare anedonia, cioè la perdita della capacità di provare piacere ed interesse per attività che prima erano gratificanti. Anche l’abbassamento del tono dell’umore può essere una risposta normale allo stress.
Ci si può sentire irritabili, manifestare rabbia e tratti di aggressività. Queste reazioni non sono di per sé psicopatologiche, se rientrano nei limiti di quello che ci si può aspettare per la natura dell’evento e non causano limitazioni clinicamente significative.
La difficoltà ad adattarsi ad un evento di vita può generare un disturbo psicologico quando causa eccessivo malessere e sintomi che raggiungono una soglia di significatività clinica.
Secondo il DSM per definire un disturbo dell’adattamento devono essere preseti uno o entrambi di questi criteri:
Devono essere inoltre presenti i seguenti criteri:
Questo significa che la persona non ha psicopatologie, come ad esempio Disturbi d’Ansia o Depressione, prima del verificarsi dell’evento stressante. I sintomi insorgono solo successivamente.
Il lutto è un evento specifico la cui elaborazione comprende vissuti dolorosi, che possono anche produrre sintomi. Il Disturbo dell’Adattamento può essere diagnosticato in seguito ad un lutto quando l’intensità e la persistenza della sofferenza risultano eccessive rispetto a quelle normalmente attese, e le compromissioni del funzionamento superano una soglia clinica.
Il disturbo può essere causato da un evento singolo, come la fine di una relazione o la perdita del lavoro, o da più eventi insieme, ad esempio problematiche familiari e lavorative in concomitanza. Il disturbo può essere continuativo se l’evento che lo causa rimane stabile nel tempo, o ricorrente se il fattore stressante si ripresenta periodicamente. Alcuni eventi possono riguardare specifiche fasi evolutive, ad esempio l’inizio di un ciclo scolastico o di un’attività lavorativa, l’abbandono della casa della famiglia di origine, il matrimonio, l’avere un figlio, una separazione, il pensionamento.
Il DSM-5 distingue sei sottotipi Disturbo dell’Adattamento in base ai sintomi specifici manifestati:
Il Disturbo dell’Adattamento può avere sintomi simili a quelli di altre problematiche cliniche, come la Depressione, i Disturbi d’Ansia, l’Abuso di Sostanze, i Disturbi della Personalità. Il professionista può fare una diagnosi differenziale in base a dei criteri specifici.
I sintomi del Disturbo dell’Adattamento sono collegati ad un evento stressante identificato e appaiono prima di un eventuale diagnosi di Disturbo d’Ansia, Depressione o altri problemi di salute mentale. Questo significa che la persona può avere altre problematiche cliniche successivamente alla diagnosi di Disturbo dell’Adattamento, ma non ne aveva in precedenza.
Non tutte le persone sviluppano un Disturbo dell’Adattamento se esposti a eventi stressanti a cui devono adattarsi. In questa reazione, interagiscono differenti livelli:
Alla base del Disturbo dell’Adattamento si ha dunque un evento che è vissuto dalla persona come una minaccia ad uno scopo significativo della propria vita. La persona risponde all’evento in modo disfunzionale, non riuscendo ad adattarsi alla situazione.
Se trattato in modo opportuno, il Disturbo dell’Adattamento ha prognosi favorevole. In alcuni casi può essere utile un approccio integrato di psicoterapia e supporto farmacologico, ad esempio per la gestione dei sintomi depressivi o ansiosi. È importante ricordare che un percorso di psicoterapia è utile non solo in caso di disturbo conclamato. Si possono sperimentare situazioni di sofferenza e disagio nel fronteggiare eventi di vita anche se non si sviluppa un disturbo, ed è importante occuparsene. Seppure emozioni negative in risposta allo stress sono reazioni normali, un lavoro su di sé può dare grande aiuto per comprendere e gestire alcuni passaggi della propria vita, e per prevenire l’insorgere di sintomi.
La psicoterapia relazionale lavora sulla comprensione dei significati soggettivi che l’evento ha per la persona, identifica i modelli relazionali interni con cui la situazione risuona, ed esplora i motivi inconsci che generano quel tipo di sofferenza. La resistenza all’evento esterno può celare resistenze interiori più profonde che ostacolano un rapporto differente con il presente. Nel percorso di psicoterapia si comprendono quali rigidità, che si sono strutturate nel passato, sono sollecitate dalla situazione attuale e impediscono di riorganizzarsi. L’attenzione del terapeuta è posta sui cambiamenti interni che la persona deve affrontare per potersi adattare all’evento esterno e sui motivi per cui non riesce a fare questi passaggi. Nel percorso di psicoterapia è possibile prendere contatto con le origini delle proprie reazioni ed elaborare nuove prospettive nei confronti della situazione che si sta vivendo.
Dott.ssa Francesca Callegher
Psicologa Psicoterapeuta a Pavia (PV)