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Le emozioni: a cosa servono e perché è importante riconoscerle

Psicologa Psicoterapeuta a Pavia (PV)

Le emozioni fanno parte da sempre della nostra vita, colorano la nostra visione del mondo e influenzano profondamente il modo in cui interagiamo con esso. Tutte le emozioni hanno il ruolo fondamentale di mediare tra noi e l’ambiente, e ci permettono di preservarci. Di solito le distinguiamo in positive o negative, a seconda che siano piacevoli o spiacevoli, e tendiamo a considerare le emozioni negative come sbagliate, pericolose e da eliminare. La società attuale contribuisce a questa concezione proponendo modelli secondo cui è importante di essere felici, positivi, ottimisti, vincenti.  In realtà tutte le emozioni, anche quelle dolorose e difficili, sono una preziosa risorsa di cui siamo dotati, che ci permette di essere in contatto con noi stessi e con l’esterno. Le emozioni sono la nostra bussola interna, ci danno importanti informazioni sul nostro stato, facilitano i processi di decisionali e ci aiutano a capire i nostri bisogni. Ci permettono anche di connetterci affettivamente con gli altri, di capirli e di empatizzare con loro. Le problematiche riguardanti la sfera emotiva non riguardano l’emotività in sé, che ha sempre funzione positiva, ma la possibilità di riconoscerla, esprimerla e modularla. In questo articolo, esploreremo la funzione essenziale delle emozioni e la loro importanza nell'esperienza umana, terminando con una riflessione sull'alessitimia, una condizione caratterizzata dalla difficoltà ad identificare, comprendere e manifestare e le emozioni.

Le funzioni delle emozioni
La teoria di Darwin ha dimostrato che le emozioni hanno la funzione fondamentale di garantire la sopravvivenza, poiché rendono più efficaci le risposte di adattamento all’ambiente. Le emozioni permettono di valutare rapidamente le situazioni ambientali, ci attivano a livello neurofisiologico spingendoci ad agire, ci informano sul nostro stato interno e ci consentono di comunicarlo agli altri. La paura, per esempio, è un’emozione che fa parte del nostro patrimonio genetico, è universale e comprensibile a tutti gli esseri umani, in qualunque contesto culturale. Se si verificano situazioni improvvise di pericolo, la paura è essenziale affinché il nostro organismo si attivi velocemente per proteggersi, prima ancora che lo stimolo sia elaborato razionalmente.

Le emozioni svolgono, quindi, tre funzioni fondamentali per la sopravvivenza:

  • Ci attivano a livello neurofisiologico, preparando il nostro organismo all’azione prima che intervengano la coscienza e la razionalità. La possibilità di una reazione immediata permette di risparmiare tempo in caso di emergenza, ed è una risorsa fondamentale per la sopravvivenza.
  • Ci informano sul nostro stato interno, segnalandoci se siamo in condizione di benessere o di sofferenza. Le emozioni influenzano le nostre decisioni anche più del pensiero razionale. Immaginiamo come sarebbe scegliere un piatto da ordinare al ristorante, se ci basassimo solo su una lista razionale di pro e contro, e non sapessimo sentire quale gusto ci piace. Sapere come stiamo e come vorremo o non vorremmo sentirci è fondamentale per orientarci nelle decisioni. Le emozioni possono fungere da bussola interna, guidandoci verso ciò che è benefico e lontano da ciò che è dannoso.
  • Comunicano il nostro stato interno agli altri. Le espressioni del viso, il tono della voce, la postura ed i gesti forniscono agli altri delle informazioni su come stiamo, permettendo la collaborazione e la condivisione. Le emozioni di base, in particolare, hanno delle manifestazioni non verbali comprensibili da tutti gli esseri umani di qualunque cultura ed epoca storica.

Cos’è un’emozione
L’emozione è una risposta psicofisica spontanea ad uno stimolo interno, come ad esempio un pensiero, un ricordo, una sensazione corporea, o ad uno stimolo esterno. La reazione emotiva coinvolge l’organismo in ogni sua parte, sia nel corpo che nella mente. Le emozioni, infatti, sono un vissuto soggettivo, ma hanno anche una base biologica e si generano nel sistema nervoso.

Un’emozione è formata da diverse componenti che interagiscono tra loro:

La componente fisiologica dell’emozione riguarda l’attivazione del sistema nervoso, che apporta modifiche nell’organismo, ad esempio nel battito cardiaco, nella respirazione, nella produzione ormonale.

La componente cognitiva permette di valutare lo stimolo con cui ci si confronta e di rappresentarsi mentalmente lo stato emotivo provato.

La componente motivazionale produce l’impulso all’azione e influenza il tipo di risposta comportamentale attuata.

La componente espressivo-motoria si riferisce alla comunicazione non verbale, come le espressioni del viso, la postura o la regolazione della distanza fisica.

La componente soggettiva riguarda la qualità dell’esperienza emotiva e l’unicità dei propri vissuti, poiché il modo in cui lo stimolo è percepito e il tipo di reazione sono diversi per ognuno in base alla propria storia personale. Le caratteristiche individuali e le esperienze affettive avute influiscono sul modo in cui si sperimentano le emozioni. Le situazioni attuali richiamano quelle passate, ed attivano risposte emotive diverse a seconda della propria personalità e delle situazioni precedentemente vissute.

Emozioni di base o primarie
Alcune emozioni sono innate ed universali, cioè sono programmate geneticamente, presenti dalla nascita, ed espresse allo stesso modo in tutte le culture. Queste emozioni sono definite di base o primarie e sono la paura, la rabbia, l’ansia, la tristezza, la gioia, la sorpresa. La paura ha la funzione di avvertire di un pericolo e induce uno stato di allerta, spingendo a proteggersi con comportamenti di attacco, fuga, o immobilizzazione. L’ansia mobilita l’organismo quando viene percepito un pericolo futuro che è indistinto e non ancora ben definito. La rabbia segnala la percezione di un torto subito e motiva ad opporsi alla situazione e a modificarla.  Il disgusto ci allontana da qualcosa che percepiamo come intollerabile a livello fisico o morale, ad esempio ci permette di non mangiare cibi avariati. La gioia ci informa che siamo soddisfatti del nostro stato e ci spinge a mantenerlo. La tristezza ci segnala la necessità di rivolgere le energie verso l’interno quando dobbiamo elaborare una perdita. Accogliere queste emozioni e comprenderne l’origine ed il significato, ci aiuta, dunque, ad avere importanti informazioni su di noi e sui nostri bisogni.

Emozioni secondarie o complesse
Nel corso dello sviluppo si verifica un apprendimento graduale delle regole, implicite ed esplicite, con cui l’ambiente di appartenenza determina le modalità più idonee per sperimentare ed esprimere le emozioni. Il contesto di vita si inserisce nella connessione diretta iniziale delle emozioni con le loro funzioni fisiologiche, rendendole sempre più socialmente mediate. Emergono le emozioni complesse o secondarie, tra cui la vergogna, il senso di colpa, il rimorso, l’invidia, l’allegria, la delusione, l’orgoglio, la speranza, la nostalgia. Le emozioni secondarie nascono dalla combinazione delle emozioni primarie. Sono definite anche emozioni sociali, proprio perché hanno funzione di adattamento al contesto in cui si è inseriti e favoriscono la collaborazione con il proprio gruppo. La loro espressione dipende dalle esperienze soggettive e dalle caratteristiche dell’ambiente relazionale, sociale e culturale di appartenenza. Anche in questo caso, le emozioni spiacevoli hanno funzione adattiva. Il senso di colpa, ad esempio, segnala la percezione di avere provocato un danno ingiusto a qualcuno e consente di agire per rimediare. La vergogna ci protegge segnalandoci il peso che il giudizio altrui ha per noi, e induce un maggior controllo sui propri comportamenti per evitare di compromettere l’autostima. Le emozioni secondarie sono più complesse di quelle primarie e richiedono un certo grado autoconsapevolezza.  Esse coinvolgono la riflessione e connotano fortemente la propria soggettività, il modo in cui ci si percepisce e come si interpreta il proprio mondo emotivo. Ogni emozione ci dice molto di noi, di chi siamo, della nostra interiorità e delle nostre esperienze relazionali.  

La regolazione emotiva
Le emozioni incidono sulla salute mentale, sul comportamento, sulle decisioni e sulle relazioni. Comprendere le emozioni è fondamentale per conoscere noi stessi e gli altri ed è cruciale per il benessere psicologico. La regolazione emotiva è la capacità di riconoscere, valutare e gestire le emozioni piacevoli o spiacevoli provate, in un modo funzionale alle circostanze di vita, alle relazioni interpersonali e ai propri obiettivi.  Avere accesso alle proprie emozioni, dare loro significato e utilizzare le informazioni che ci forniscono su di noi, ci permette di affrontare in modo equilibrato le sollecitazioni della vita. La regolazione emotiva riguarda, quindi, la disponibilità ad accogliere, accettare e comprendere i propri stati emotivi, anche quelli spiacevoli. Saper regolare le proprie emozioni implica anche la capacità di modulare la loro intensità e durata, senza amplificarle o sopprimerle.  La difficoltà a gestire le emozioni può influenzare fortemente la vita quotidiana, trasformando l’emotività da risorsa a problema. Gli stati emotivi possono diventare troppo intensi o all’opposto anestetizzati. Difficoltà nella regolazione emotiva si riscontrano quando l’emotività è ipercontrollata e repressa, oppure è eccessiva e incontrollata. Problemi di regolazione emotiva sono presenti in numerose condizioni psicopatologiche come i disturbi di personalità, la depressione, i disturbi d’ansia, i disturbi alimentari, le dipendenze.

L’Alessitimia: Quando le Emozioni Sono Inesprimibili
L'alessitimia, termine che letteralmente significa “mancanza di parole per le emozioni”, è un disturbo della regolazione emotiva, trasversale a molteplici condizioni cliniche. Tratti alessitimici sono presenti in disturbi di personalità, depressione, disturbi d’ansia, disturbi alimentari, disturbo post-traumatico da stress, dipendenza da sostanze, disturbi psicosomatici, disturbo dello spettro autistico. L’alessitimia è la difficoltà a riconoscere, distinguere ed esprimere le proprie emozioni, e a comprendere quelle altrui. Alessitimia non significa anaffettività e assenza di emozioni. Le emozioni ci sono, ciò che risulta difficoltoso è identificarle, interpretarle correttamente, differenziarle dalla sfera somatica, comunicarle. Le persone alessitimiche non riescono a distinguere le emozioni dalle sensazioni fisiche. Possono avere difficoltà anche a cogliere le origini emotive alla base di uno stato di attivazione fisiologica, ad esempio dell’aumento del battito cardiaco. Le emozioni provate sono a volte confuse tra loro. Ci può essere, infine, una scarsa presenza di emozioni piacevoli e una focalizzazione su quelle spiacevoli. Le emozioni che non sono mentalizzate possono determinare livelli notevoli di sofferenza e stress psicofisico, o causare comportamenti disfunzionali e impulsivi. La scarsa connessione con ciò che si sente e l’impossibilità di comunicarlo, oltre che l’incapacità di empatizzare con gli altri e di comprendere le loro reazioni, compromettono la sfera interpersonale, incidendo negativamente nella vita relazionale. La psicoterapia è particolarmente utile per le persone con alessitimia, poiché promuove la mentalizzazione e consente di imparare a riconoscere, elaborare, modulare ed esprimere l’emotività, producendo un notevole miglioramento della qualità della vita.


Dott.ssa Francesca Callegher
Psicologa Psicoterapeuta a Pavia (PV)

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