La qualità delle relazioni interpersonali ha un impatto profondo sul benessere individuale. Allo stesso modo, il rapporto che abbiamo con noi stessi gioca un ruolo fondamentale nel modo in cui costruiamo e gestiamo le nostre relazioni con gli altri. Le difficoltà relazionali possono essere una significativa fonte di sofferenza, influenzando non solo il benessere emotivo, ma anche la qualità della vita in generale. Spesso queste problematiche derivano da modelli interni che si riconfermano nel tempo e che si formano nelle prime relazioni significative della vita, come quelle con i genitori, i familiari o le figure di attaccamento. Gli schemi che si costruiscono nelle esperienze infantili orientano le future esperienze relazionali e possono diventare così automatici da sfuggire alla nostra consapevolezza, rendendo difficile il loro riconoscimento e l’elaborazione degli stati affettivi correlati. Nell'approccio psicoanalitico relazionale, queste dinamiche vengono analizzate nella loro complessità, comprese all’interno della propria storia personale ed elaborate nel processo terapeutico.
Le problematiche relazionali possono manifestarsi in vari ambiti, come le relazioni sentimentali, amicali, lavorative, familiari e sociali. Ad esempio, nella sfera sentimentale, la mancanza di comunicazione può portare a fraintendimenti e conflitti, creando un clima di tensione. Nelle amicizie, gelosia o competizione possono minare legami che, in altre circostanze, sarebbero stati solidi. Nel contesto lavorativo, possono sorgere difficoltà con i colleghi o con i superiori. Le relazioni familiari non sono esenti da tensioni: differenze di opinioni o aspettative non soddisfatte possono generare conflitti che influenzano il benessere di tutta la famiglia. In ambito sociale, le difficoltà possono manifestarsi nell’isolamento e nella sensazione esclusione. La persona può affrontare problemi in un solo ambito, trovando un equilibrio in altri, oppure vivere difficoltà estese a più aree relazionali.
Alcuni problemi relazionali riguardano situazioni transitorie. Cambiamenti interni o esterni richiedono una riorganizzazione degli equilibri precedentemente stabiliti. Ad esempio, il rapporto con un figlio che cresce può comportare la necessità di adattarsi a nuovi bisogni e modalità relazionali. Allo stesso modo, cambiamenti dello stile di vita, lutti, malattie, o l’evoluzione personale di un partner, richiedono un riadattamento degli equilibri relazionali. Le persone e le situazioni cambiano, e di conseguenza anche il modo di relazionarsi può necessitare di mutamenti e nuovi adattamenti. In questi casi, possono emergere momenti di crisi e irrigidimenti. Un intervento psicologico può aiutare a comprendere quali aspetti di sé siano messi in crisi e trovare un approccio più funzionale alla situazione.
Ci sono difficoltà relazionali invece più strutturate e persistenti, che si manifestano come schemi ripetuti nel corso del tempo. Queste problematiche derivano da situazioni personali irrisolte che si ripropongono nelle interazioni con gli altri e possono avere ripercussioni significative sulle vite quotidiane delle persone coinvolte. Esse possono esprimersi in vari modi, dall'incapacità o paura di stabilire legami intimi e profondi, alla tendenza a entrare in relazioni conflittuali, fino a relazioni basate sulla dipendenza, sull'aggressività o su un costante isolamento sociale. Questi schemi relazionali, per quanto disfunzionali, rappresentano le strategie più efficaci che abbiamo sviluppato nel passato per adattarci all’ambiente, e sono frutto di una complessità di fattori che vanno compresi alla luce della storia personale di ognuno.
In psicoanalisi relazionale ci si riferisce spesso al concetto di "ripetizione". Le persone tendono a ripetere modelli internalizzati nell'infanzia anche nelle relazioni adulte. Gli studi sull’attaccamento infantile forniscono evidenze del fatto che le esperienze precoci concorrono alla costruzione di schemi cognitivi, emotivi e comportamentali che si ripropongono nel corso della vita. Sono coinvolti tutti i processi cognitivi, tra cui l’attenzione, che determina quali stimoli vengono selezionati come rilevanti, la memoria, che definisce quali informazioni rimangono impresse e quali dimenticate, e gli schemi di pensiero, che influenzano l’interpretazione delle situazioni e le reazioni emotive associate. Le relazioni di attaccamento formano rappresentazioni mentali di sé e degli altri, influenzando profondamente il modo in ci si percepisce e ci si relaziona con le persone nella vita adulta. Un bambino che e ha sperimentato un attaccamento sicuro potrebbe sviluppare una visione positiva di sé e degli altri, risultando più aperto e fiducioso nelle relazioni. Al contrario, un bambino che ha vissuto un attaccamento insicuro, come quello evitante o ansioso, potrebbe sviluppare modelli relazionali problematici.
I modelli relazionali infantili formano aspettative su come dovrebbero funzionare le relazioni e sul proprio valore all’interno della relazione stessa. Queste aspettative possono manifestarsi nel modo in cui ci si avvicina all'intimità, alla fiducia e alla comunicazione nelle relazioni adulte. Ad esempio, chi ha vissuto un attaccamento insicuro potrebbe sviluppare una visione delle relazioni caratterizzata da una costante paura del rifiuto o dalla necessità di mantenere distanza emotiva per proteggersi da ulteriori delusioni. Inoltre, la difficoltà a comunicare i propri bisogni e sentimenti può portare a incomprensioni e conflitti, compromettendo ulteriormente la qualità delle relazioni adulte. Le persone con attaccamenti insicuri possono incorrere in un ciclo di relazioni disfunzionali in cui attraggono partner che replicano e riconfermano le stesse dinamiche interne. Questo avviene inconsciamente, poiché la persona trova familiarità anche nelle situazioni più dannose e contribuisce a mantenerle.
Comprendere maggiormente come i propri modelli interni orientino le aspettative e i comportamenti relazionali può essere un passo importante per interrompere il ciclo della ripetizione e favorire relazioni più sane e appaganti.
Cambiare è un processo intrinsecamente complesso, spesso ostacolato da fattori sia esterni che interni. Nella psicoanalisi relazionale il cambiamento non è considerato solo come un obiettivo individuale, ma è visto come un fenomeno che si sviluppa all'interno delle relazioni interpersonali. Le persone possono trovarsi intrappolate in schemi relazionali disfunzionali, come ad esempio la dipendenza affettiva o la fuga emotiva che, sebbene possano risultare dannosi, offrono una sorta di "comfort zone". Allo stesso tempo, gli ambienti con cui ci si interfaccia possono sostenere involontariamente il mantenimento delle modalità che generano disagio. La relazione terapeutica diventa, in questo quadro, un importante strumento di intervento per l’elaborazione di ciò che accade, sia fuori dello spazio terapeutico, sia al suo interno. Le persone tendono infatti a riproporre inconsapevolmente il proprio stile relazionale anche nella relazione terapeutica, ad esempio assumendo una modalità dipendente, o al contrario mettendo in atto comportamenti di evitamento emotivo. Il terapeuta può aiutare il paziente ad accorgersi di ciò che agisce e a dargli significato, così da non riconfermare lo stesso modello relazionale problematico. Durante la terapia è possibile riconoscersi nei propri modi attuali di porsi in relazione con sé stessi e con gli altri, collegarli alle esperienze passate, esplorare le paure e le conflittualità interne che ostacolano il cambiamento. L’obiettivo è l'apertura a modalità di interazione che siano più consapevoli, soddisfacenti, ed in linea con i bisogni attuali della persona. amicali, lavorative,
Dott.ssa Francesca Callegher
Psicologa Psicoterapeuta a Pavia (PV)