La dimensione del sogno occupa uno spazio rilevante in psicoanalisi e l’interpretazione del materiale onirico è uno strumento utilizzato nelle terapie ad orientamento analitico. I metodi interpretativi sono diversi a seconda della teoria specifica di riferimento, ma chi intraprende un percorso di tipo analitico è sempre invitato a portare in seduta i sogni che fa. Riflettere sui propri sogni è utile per la conoscenza di sé e parte integrante del processo terapeutico.
Il sogno è indagato anche dalle neuroscienze, le quali forniscono continue informazioni sul ruolo che svolge a livello neurofisiologico.
La Teoria di Psicoanalisi della Relazione, a cui faccio riferimento nella psicoterapia, utilizza l’interpretazione sogno in modo coerente con le ricerche scientifiche e con gli studi sul funzionamento dei sistemi viventi.
Freud per primo ha utilizzato l’interpretazione del sogno come strumento fondamentale nel lavoro analitico. Il sogno è considerato nella sua teoria la “via regia” di accesso all’inconscio rimosso, e l’attenzione dell’analista è rivolta ai nuclei inconsci che il sogno esprime. Secondo Freud, l’Io allontana dalla coscienza desideri profondi inaccettabili rendendoli inaccessibili nello stato di veglia. Nel sogno, invece, questi desideri riescono ad esprimersi, seppure trasformati da specifici meccanismi del funzionamento onirico. Nella teoria freudiana lavorare sui sogni significa interpretare i contenuti trasfigurati, per risalire a quelli reali e portare alla luce i desideri inconsci originari. Un esempio di processo trasformativo tipico del sogno è lo spostamento, che consiste nella trasformazione di un contenuto rilevante a livello inconscio in un dettaglio insignificante presente nel sogno ricordato. Il sogno per Freud è quindi una soluzione di compromesso tra un desiderio inconscio, che così riesce ad esprimersi in modo camuffato, e la censura della coscienza nello stato di veglia. Nel sogno si realizza il tentativo di risoluzione del conflitto tra desiderio e difesa che caratterizza anche i sintomi clinici e le nevrosi.
Lo psicoanalista W. Bion si concentra sul processo psichico che produce i sogni e lo ritiene necessario per il funzionamento mentale sano. Bion teorizza una specifica funzione della mente che si sviluppa all’interno delle interazioni infantili con le figure di accudimento. Questa funzione permette di trasformare le percezioni sensoriali e somatiche in esperienze emotive che possono essere pensate ed elaborate. Si tratta di processi che avvengono a livello inconscio pre-riflessivo, un tipo di funzionamento non cosciente sempre attivo nella persona. Sognare è quindi un costante processo, parallelo all’attività cosciente, che permette di elaborare ciò che si vive e fornisce la base per provare emozioni, pensare ed apprendere. L’elaborazione avviene continuamente, senza rendersene conto, anche nella veglia, ma nel sogno è più direttamente individuabile. L’interpretazione dei sogni è inserita, in questa prospettiva, nella relazione terapeutica. Il terapeuta facilita l’elaborazione e promuove lo sviluppo della funzione alfa del paziente. La persona che racconta il sogno porta al terapeuta anche l’esperienza emotiva associata e il terapeuta può aiutare a coglierla e a costruirne insieme un significato.
Le funzioni neurofisiologiche del sogno sono approfondite dalle ricerche scientifiche, che convergono nel sostenere l’importanza del sogno per preservare il funzionamento ottimale della nostra mente.Le neuroscienze hanno dato negli anni interessanti informazioni sul ruolo che sognare ha per il nostro cervello.
I ricercatori ritengono che i sogni abbiano diverse funzioni regolatorie, tra cui:
Nella vita siamo continuamente esposti a numerosi stimoli, interni ed esterni, che durante il sonno vengono riorganizzati e ordinati. Nel sogno avverrebbe quindi un’integrazione tra gli stimoli nuovi con cui ci confrontiamo e le conoscenze che abbiamo già immagazzinato riguardo a noi stessi e alle nostre relazioni con gli altri.
Per comprendere l’utilità del sogno in terapia è importante sottolineare il suo duplice valore. Il sogno ha una generale funzione di regolazione e organizzazione interna uguale per tutti, ma esprime anche la soggettività e l’unicità dell’individuo. Le caratteristiche qualitative della propria organizzazione interna sono soggettive. Gli stimoli significativi sono diversi per ognuno, alcuni acquistano più rilevanza di altri in base a come la persona si è configurata psichicamente nella sua storia di vita. Come filtriamo ciò che accade e come manteniamo il nostro equilibrio interno esprime le nostre peculiarità. Anche l’esperienza emotiva che si attiva nel rapportarsi con uno stimolo è personale e attinge schemi interni che si sono formati e consolidati, a livello pre-riflessivo, nelle prime relazioni affettive dell’infanzia. Il sogno esprime, quindi, soluzioni soggettive inconsce con cui ci si regola nel rapporto con se stessi e con gli altri, e queste soluzioni derivano da come ognuno si è strutturato nel passato e nel corso della vita. Poter riflettere su queste soluzioni soggettive e dare loro un significato è parte del percorso di psicoterapia.
L’interpretazione che viene fatta del sogno nell’approccio teorico di psicoanalisi della relazione è in linea con le evidenze scientifiche recenti e con gli studi sul funzionamento dei sistemi viventi. Ogni sistema vivente, dall’essere umano alla singola cellula, è sottoposto ad un flusso continuo di stimoli nuovi (L. W. Sander 2002). Il sistema ha bisogno di accoglierli per potersi ampliare e rinnovare, perché la vita è movimento, ma allo stesso tempo necessita di mantenere un certo grado di coesione, per cui organizza gli input che assimila per mantenersi stabile. È importante potersi aprire all’integrazione di aspetti nuovi, ma questo è anche destabilizzante perché intacca l’equilibrio precedente. Ciò significa che ognuno di noi si autoregola attraverso processi inconsci che organizzano le esperienze, per potersi rapportare agli stimoli nuovi integrandoli nelle proprie soluzioni già acquisite. L’autoregolazione è un fenomeno osservato dalle ricerche sull’infanzia già nelle prime fasi della vita all’interno delle interazioni con i caregiver. Seguendo queste considerazioni, il sogno esprime la coerenza del “sistema” che lo produce, poiché nel sogno la persona sta elaborando a livello pre-riflessivo l’impatto con stimoli nuovi che possono mettere in crisi la sua organizzazione precedente.
Il sogno è strumento utile per il terapeuta poiché attraverso la sua analisi, è possibile arrivare a cogliere due aspetti fondamentali (M.L.Tricoli 2008):
Lo stimolo che destabilizza può essere anche qualcosa su cui si è riflettuto nella seduta precedente. Non è raro che si facciano sogni dopo una seduta di terapia, proprio perché vengono introdotti nuove prospettive e significati potenzialmente trasformativi che hanno bisogno di essere elaborati. Il sogno viene raccontato a se stessi ma anche all’altro con cui si interagisce. Quando una persona racconta un sogno, è importante riflettere su cosa sta succedendo nella sua vita ma anche sul perché lo porta in terapia, e perché in quel momento del percorso terapeutico.
Il sogno raccontato è diverso da quello sognato, perché è già filtrato dalla parola e dalla coscienza. Ma anche il modo con cui ricordiamo e raccontiamo il sogno è parte di come, senza rendercene conto, organizziamo le nostre percezioni, emozioni e memorie per regolarci. Lavorare sul sogno significa aggiungere alla riflessività, che permette di mettere in parola il sogno sognato e di esserne coscienti, anche la possibilità di rapportarsi più attivamente a quello che il sogno esprime e di riconoscerlo come proprio.
Interpretare il sogno significa quindi, nel mio approccio terapeutico, rendere la persona consapevole del suo funzionamento interno, aiutandola a comprendere quali stimoli di potenziale cambiamento hanno messo in crisi la sua coerenza interna, e quali sono i modelli acquisiti in passato, a partire dall’infanzia, che ripropone nel sogno per regolarsi. Quando questi aspetti diventano consapevoli la persona può reintegrarli in modo nuovo e dare un significato diverso a ciò che vive.
Bibliografia
Sander L.W. (2002) “Pensare differentemente Per una concettualizzazione dei processi di base dei sistemi viventi. La specificità del riconoscimento”, Sipreonline.it
Tricoli M.L. (2008) “Il sogno: un ponte tra mondo esterno e mondo interno”, Ricerca Psicoanalitica, XIX n.3, CDP
Dott.ssa Francesca Callegher
Psicologa Psicoterapeuta a Pavia (PV)